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Capoeira
(testo di Massimo
Valz Gris riveduto e integrato da Stefano Russo)
È un'arte
marziale brasiliana di origini africane caratterizzata da movenze
coreografiche che si pratica con l'accompagnamento ritmico dei berimbaus.
Trae origine dalla
mescolanza di rituali di lotta e danza di differenti tribù africane fatte
schiave dai Portoghesi e costrette,
soprattutto nella regione di Bahia, ad una coabitazione forzata.
In origine la Capoeira era, probabilmente, solo un modo per i neri di
allenarsi a combattere - fingendo, agli occhi dei carcerieri, di danzare -
in attesa del momento propizio alla rivolta.
Dopo l'abolizione della schiavitù in Brasile (1888), fu associata
alla delinquenza di strada e, pertanto, bandita dalla società civile.
Nel 1930, il presidente Getúlio Vargas, nell'ottica della sua
politica nazionalistica, ne autorizzò la diffusione sportiva. |
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Nel 1974 la Capoeira fu ufficialmente riconosciuta come sport nazionale
brasiliano. |
In Brasile la
Capoeira è una vera e propria filosofia di vita e, nel cuore
della gente, spesso viene seconda solo al calcio. |
Ogni spazio
è buono - soprattutto le spiagge - per praticarla. I musicisti si
dispongono in circolo (roda) o in semicerchio, i lottatori al
centro. L'accompagnamento musicale, in origine, insieme ai caratteristici
colpi evitati, aveva lo scopo di far apparire il combattimento, agli occhi
dei carcerieri, come una vera e propria danza.Per
rinforzare la ritmica, spesso, oltre al berimbau, si utilizzano anche atabaque
e pandeiro.
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La capoeira inizia con
movimenti preparatorii che servono a confondere e a sbilanciare
l'avversario in attesa di trovarsi in posizione giusta per l'attacco. |
Gli schiavi che
riuscivano a liberarsi si rifugiavano nella foresta. Le tecniche di
capoeira servivano a combattere efficacemente gli inseguitori che,
nonostante le armi, spesso avevano la peggio; le cronache dell'epoca,
infatti, descrivevano gli schiavi fuggitivi come "animali
indomabili" . |
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Nonostante la
commistione di colpi marziali e le movenze di danza, quest'arte è
fondamentalmente un gioco. Il verbo che le si associa è "giocare": a capoeira "si
gioca"; ciò esprime esattamente quello che essa rappresenta per il
popolo brasiliano: un divertimento da vivere con gli amici e con quanti si
lascino coinvolgere senza, però, dimenticare il suo nobile spirito
originario. Oggi è praticata da uomini e donne di ogni ceto sociale. |
È stata una pratica
clandestina per secoli e, come tale, oggetto di una durissima repressione
da parte della polizia. Anche dopo l'abolizione della schiavitù (1888), i
capoeristi continuarono ad essere considerati dei pericolosi teppisti e
spesso lo erano: i disonesti, infatti, utilizzavano le micidiali tecniche
come arma per terrorizzare la gente e commettere rapine.
Quasi tutti i capoeristi hanno un
soprannome; la scelta risale all'epoca in cui questa pratica era proibita
e chi la praticava poteva farlo solo celando la sua vera identità.
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Il "gioco" della capoeira
segue un rituale preciso: gli strumenti si dispongono in "roda" e
cominciano a suonare (primo fra tutti il berimbau). A questo punto i
lottatori si baciano, pregano i santi protettori e chiedono al
proprio mestre (il maestro) il permesso di combattere; poi,
s'inginocchiano di fronte al berimbau, salutandolo ed ascoltandone
silenziosamente il suono alla ricerca della forza e della concentrazione
necessarie.
Solo a questo punto inizia il combattimento vero e proprio in cui gli
avversari si muovono dapprima con movimenti lenti di mani e piedi a guisa
di felini che si studiano, poi con spettacolari mosse volanti.
La capoeira utilizza moltissime
tecniche di attacco. Il movimento fondamentale è il Ginga,
un dondolamento che serve a mostrarsi come un bersaglio mobile
all'avversario e a distrarlo per applicare le varie tecniche di attacco e
difesa. I colpi sono quasi tutti di gamba in forma di calci
volanti e rotanti - "meia lua" (mezza luna), "rabo
de arraia" (coda d'aquilone), "queixada" (spaccamascella) -
oppure di testa (cabeçada); raramente
si colpisce "de mão" (di mano). Importanti sono le
tecniche di sgambetto come la "rasteira" con la quale si fa
cadere l'avversario togliendogli l'appoggio delle gambe. |
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A differenza delle altre
arti marziali in cui saper bloccare i colpi dell'avversario ha la stessa
importanza del saper colpire, nella capoeira non esistono tecniche di
parata: gli attacchi non si bloccano, ma si schivano con agili
movimenti che assecondano la direzione del colpo e lo mandano a vuoto. È
questa la principale caratteristica di quest'arte marziale, quella che la
rende così armoniosa e fluida da farla sembrare una danza.
Importanti sono anche le tecniche di fuga come le varie ruote (Aùs)
che permettono al lottatore di allontanarsi con diverse angolazioni
dall'avversario e di mettersi velocemente in posizione favorevole per un
contrattacco immediato.
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La variante angolana
Più lento, più scandito e meno acrobatico, questo stile è simile alla
capoeira delle origini, quella praticata dagli schiavi neri nelle
piantagioni e nelle miniere africane; anche esso prevede la roda e
l'accompagnamento musicale.
Lo stile "Angola" fu importato e diffuso in Brasile da Mestre
Pastinha che aprì la sua scuola nel 1941 e trasmise ai suoi allievi
l'insegnamento originale appreso dal suo maestro africano; morì in
povertà nel 1981 senza che la sua arte ottenesse alcun riconoscimento.
Dopo secoli di clandestinità, la capoeira
è oggi parte integrante della cultura brasiliana e si insegna in vere e propria
scuole (le Accademie) in cui gli allievi vengono preparati sia come atleti sia
come individui, imparando a vivere in armonia con se stessi, con gli altri e con
la natura. Per i poveri sono previste borse di studio.
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Napoli, 6 luglio
2012
Stefano Russo
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